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La produttività e la creatività sono state fortemente stimolate dalle esigenze di “Carosello”: le scadenze e i format imposti dalla televisione di Stato sono stati infatti piuttosto vincolanti, cosicché registi e sceneggiatori dovettero continuare a escogitare soluzioni narrative e visive per sfruttare al meglio queste limitazioni. Ogni cortometraggio pubblicitario non poteva durare più di due minuti e quindici secondi, cioè 64 metri e 26 centimetri di pellicola. Il messaggio promozionale vero e proprio doveva rimanere riservato ai soli ultimi 30 secondi. Ogni cortometraggio non poteva essere ripetuto (ma c’erano alcune eccezioni); la fascia oraria di “Carosello”, infine, doveva durare dieci minuti (dalle 20:50 alle 21:00), il che consentiva di programmare quattro cortometraggi. Questo significava 1460 nuovi cortometraggi all’anno, sia animati che dal vero. Per questo la RAI, che inizialmente intendeva autoprodurre il programma, finì per rivolgersi a studi privati, moltiplicatisi in tutto il paese; anche se Roma e Milano rimasero i principali centri produttivi, altre compagnie apparvero in città più piccole. Tra le realtà specializzate in animazione vi furono la Paul Film di Paul Campani a Modena, o lo Studio K di Francesco Misseri, Pier Francesco Tamburini e Renzo Tarchi a Firenze. La Gamma Film, a Milano, fu una delle più attive: nei primi tre anni di lavoro per Carosello (1958-1960) realizzò 110 spot pubblicitari; divennero 290 nel 1961-1963. Molti famosi “caroselli” in stop-motion furono prodotti da Armando Testa a Torino; per la sua particolare produzione di documentari animati e cortometraggi sperimentali merita di essere menzionata anche la Corona Cinematografica dei fratelli Ezio, Fulvio ed Elio Gagliardo, attiva a Roma dalla fine degli anni Quaranta fino al 1997; contribuì al mercato pubblicitario attraverso l’affiliazione con la società Ondatelerama nel 1960, e per un breve periodo fu nota anche come Publicorona.