Le metodologie di ricerca si fondano sul connubio tra più prospettive disciplinari, in particolar modo tra cultural e visual studies, film e animation studies, production e audience studies. Non è infatti possibile studiare l’”epoca d’oro” dell’animazione italiana senza considerare quest’ultima quale uno dei fenomeni centrali che accompagnano, descrivono e interpretano (a tratti in modo più sintomatico rispetto al cinema dal vero) il cruciale periodo storico scandito nel nostro paese dall’avvento del “miracolo economico” prima, dalla “congiuntura” poi e infine dall’irruzione di quella drammatica stagione di crisi economica e sociale rappresentata dagli “anni di piombo”. Si ritiene pertanto di particolare importanza il costante raffronto tra i prodotti d’animazione realizzati a vario livello in tale periodo e le opere filmiche dal vero che connotano, anche in questo caso, una fase cruciale della storia del cinema italiano. Il momento in cui nasce la moderna animazione italiana è, infatti, caratterizzato da una grande effervescenza espressiva e produttiva: si affermano le nostre “nouvelle vague”; i grandi autori del passato continuano a perseguire la strada dell’innovazione e sperimentazione stilistica; la commedia all’italiana vive la sua stagione più intensa; si diffonde il “cinema politico”; emergono il western all’italiana, l’horror e il poliziesco, all’interno di un panorama dei generi estremamente diversificato. Animazione e cinema dal vero si muovono in un’ottica sempre più intermediale e condividono immaginari, generi e sperimentazioni comuni. Per esempio la rivisitazione satirica della mitologia americana del western coinvolge sia il fumetto, sia i film di Sergio Leone, sia quelli animati di Bruno Bozzetto. Tutto un versante dell’animazione affronta argomenti sociali ponendosi in sintonia con il cinema politico dell’epoca, oppure riflette sul progresso, sulla modernizzazione, sulla tecnologia, sulla spersonalizzazione, sugli oggetti, i miti e gli stili di vita della società del benessere, intrecciando profondi nessi tematici e culturali con la commedia all’italiana o con il film d’autore del periodo. L’animazione tocca anche temi cardine della storia e dell’identità nazionale e si confronta con il patrimonio popolare della fiaba, dell’opera lirica e del teatro, muovendosi in un ambito sempre interartistico e interculturale. A livello più propriamente testuale la collaborazione con il cinema dal vero comporta il coinvolgimento dei cartoonists nei titoli di testa di diversi film soprattutto a episodi, che costituiscono una formula molto diffusa negli anni ‘60. Si hanno, anche se in misura ridotta, “lungometraggi misti”, che alternano sequenze dal vero e sequenze animate, oppure corti che mescolano fotografia e disegno. Al di là della sfera pubblicitaria, prevalentemente televisiva, l’animazione registra un’ampia crescita a livello amatoriale e una costante applicazione negli ambiti didattici e scientifici, secondo una tradizione già avviata nell’anteguerra. La misura “corta” della maggior parte della produzione impedisce la sua diffusione in sala, tra il vasto pubblico che recepisce prevalentemente l’immaginario offerto dal piccolo schermo e dal mondo del fumetto, sempre in stretta correlazione con quello dell’animazione.
Di conseguenza non sarà possibile analizzare l’animazione italiana del ventennio in questione senza porla in stretto contatto con un più ampio contesto visuale che coinvolge, da un lato, i principali fenomeni artistici dell’epoca e, dall’altro, l’orizzonte grafico dell’illustrazione e del fumetto (in tutti e due i casi, del resto, i protagonisti sono spesso anche autori di opere in animazione). Considerando il particolare rapporto che statutariamente si stabilisce tra suono e immagine nella produzione animata, la ricerca terrà sempre presente anche una direttrice mirata a indagare gli aspetti sonori delle opere analizzate, dal punto di vista musicale e del doppiaggio. Inoltre, sarà importante esaminare, da un lato, le questioni legislative (è del 1970 la nascita dell’ISCA – Istituto per lo studio e la diffusione del cinema d’animazione), i sistemi di finanziamento ministeriale ai cortometraggi d’animazione, così come i modi di produzione che contraddistinguono in tale stagione gli studi (perlopiù di collocazione milanese) maggiormente attivi nel settore.
Dall’altro lato, sarà altrettanto utile verificare il modo in cui l’animazione italiana del ventennio preso in considerazione, tra produzione industriale e creazione d’artista, tra prodotto pubblicitario e lungometraggio per la sala, sia stata recepita dal pubblico dell’epoca. Contemporaneamente dovrà essere svolta una ricerca sulla promozione e ricezione critica dell’animazione italiana su un duplice versante: quello della stampa quotidiana, dei settimanali, delle riviste specializzate e quello dei festival nazionali e internazionali.